“VERONA NON ARENA”

Squilli di tromba da parte dell'Hellas.
Il Verona non demorde, non si scoraggia, ma anzi, reagisce.
Il nuovo corso Zaffaroni, nel 2023, ha prodotto due vittorie casalinghe, un pareggio a Torino ed un ko, di misura, nella Scala del Calcio, contro l'Inter.
Un cambio di marcia, quindi, per una formazione reduce, precedentemente, da 10 sconfitte consecutive.
La compagine veneta, dunque, chiude il girone d'andata al diciottesimo gradino, a quota 12, provvisoriamente, a -4 dal Sassuolo quartultimo.
Considerando le palesi difficoltà iniziali, per via di un mercato estivo concentrato sulle uscite, con gli addii, in serie, di Tudor, Casale, Barak, Caprari e Simeone, il Verona ha reagito.
Dopo il cambio in panchina, con Bocchetti al posto di Cioffi, e successivamente l'approdo di Zaffaroni, al fine di affiancare, proprio, Bocchetti, ecco materializzarsi il colpo di coda, la frustrata che in pochi si aspettavano.
Al Bentegodi, sin qui, due vittorie di fila, rispettivamente contro Cremonese e Lecce.
Verona che si sbarazza dei giallorossi salentini guidati dall'ex scaligero, Baroni, attraverso un ineccepibile 2-0, griffato Depaoli e Lazovic.
Gialloblù in totale controllo del match per l'intera gara, senza subire particolari rischi, specialmente nella ripresa.
Sugli scudi, come detto, Lazovic, che dopo la doppietta realizzata al cospetto della Cremonese, si è ripetuto contro i salentini.
Unica nota stonata del felice pomeriggio al Bentegodi, il grave infortunio al ginocchio occorso ad Henry, attaccante francese in procinto, tra l'altro, di trasferirsi al Genoa.
Uno stop piuttosto preoccupante, che, inevitabilmente, stravolgerà le operazioni di mercato della dirigenza dell'Hellas, da qui al prossimo 31 gennaio.
Nel frattempo, Marco Zaffaroni può godersi un gruppo in salute e motivato, che nel corso di queste settimane abbia dato il benvenuto a nuovi interpreti, quali Braaf, Ngonge e Zeefuik, calciatori chiamati a dare man forte ad un collettivo che ha come priorità assoluta, quella di raggiungere una salvezza, sino a poco tempo fa, insperata.
Pomeriggio da dimenticare, invece, per il Lecce. Dopo i 6 risultati utili consecutivi, dopo le vittorie casalinghe al cospetto di Atalanta e Lazio e il 2-2, di sabato scorso, con il Milan, i pugliesi incappano in una giornata da incubo.
Mai pungenti, mai pericolosi, mai realmente vivi e reattivi.
Due gol sul groppone, un ko inevitabile e l'infortunio alla spalla di Umtiti, a complicare, ulteriormente, la trasferta da incubo in terra veneta.
Lecce ben al di sotto delle sue potenzialità, incapace di contrastare la veemenza e la determinazione di un Hellas con l'acqua alla gola.
Tuttavia i 20 punti in classifica, al termine del girone d'andata, rappresentino un bottino ragguardevole, che possa permettere alla squadra di Baroni di approcciarsi con fiducia alla seconda metà di campionato.
Un cammino simile a quanto fatto, sin qui, consentirebbe al Lecce di ottenere una comoda salvezza, attraverso, tra l'altro, un gioco interessante e propositivo.
Quel gioco interessante e propositivo, ieri, però, latente.
Latente in una Verona ostile ai salentini, salentini mai in partita, e lontani parenti di coloro in grado di fermare, al Via del Mare, compagini in piena corsa per un posto in Champions.
Lorenzo Cristallo