“VAI A SPIEGARLO A QUEL BAMBINO”

07.02.2023

Spesso non ci si accorge dell'importanza che si ha.

Di come si sia osservati, scrutati, ammirati, venerati.

Specie se si è personaggi pubblici, noti, campioni.

Spesso se si è calciatori.

Nel 2020, in pieno lockdown, fece scalpore la foto di un bimbo, con addosso la maglia giallorossa di Nicolò Zaniolo, che palleggiava in una strada deserta, in un'Italia immersa fra zone rosse, restrizioni e quel "Tutti a casa, andrà bene", premessa di quel che sarebbe stato, fra incertezze, dubbi e problematiche.

Eppure quell'immagine fu un segnale di rinascita, un segnale di speranza.

Immaginare, attraverso quella foto, che tutto, prima o poi, sarebbe tornato come prima. Negli stadi, nei nostri spazi, coltivando le nostre passioni.

E forse quel bimbo lì, quel bimbo fotografato su una rotaia, accostava - e probabilmente accosti - Zaniolo ad un mito.

Uno di quei calciatori per cui il cuore batta forte.

Uno di quei simboli che, presumibilmente, quel bimbo avrebbe tifato, immaginandolo icona della Roma.

Zaniolo e la Roma: un amore eterno.

Ora, andate a spiegare a quel bimbo che il mondo degli adulti, preveda delle incognite.

Incognite ed interessi difficili da capire, a quell'età.

Interessi in cui emergano le figure degli agenti, interessi in cui prevalgano il potere dei soldi, interessi in cui personalismi e spocchia assumano il sopravvento su tutto il resto.

Forse quel bimbo tifava Zaniolo perché in lui vedeva un ragazzo che ce l'ha fatta.

Forse, attraverso i suoi occhi, quel bimbo catapultato nell'epoca del lockdown, vedeva in Zaniolo un esempio da seguire. Quel calciatore che vorrebbe diventare.

Oggi non sappiamo se quel bimbo, a distanza di quasi 3 anni, tifi ancora per Nicolò.

Se seguirà le sue gesta al Galatasaray.

Se guarderà le sue partite in tv o se leggerà le notizie, a lui riguardanti, dal suo smartphone.

Stia di fatto che, forse, quel bimbo sarà meno tifoso di Zaniolo, da ora in avanti.

Perché andategli a spiegare il mondo degli adulti.

Quello degli ingaggi, quello in cui non si è mai bandiera di un club.

Il mondo in cui i Totti, i Del Piero, i Maldini, i Zanetti, non esistano più.

Andategli a spiegare che un trasferimento a Istanbul valga più di continuare ad essere la stella della Roma.

Quel bambino, forse, ci credeva.

Credeva che Zaniolo alla Roma sarebbe stato più eterno del lockdown che, in quell'istante, si trovava a vivere.

Il lockdown di vite stravolte e modificate.

Come la carriera del suo idolo - o ex -.

Quel ragazzo che da predestinata bandiera della Lupa post-Totti, ora, non sia altro, che l'ennesima pedina di un calcio arido, avido, incapace di affezionarsi nel nome di un credo.

Eppure quel bambino ci credeva.

Lorenzo Cristallo

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