“UN IBRA E’ PER SEMPRE”

Un addio.
Forse atteso, forse no.
Di sicuro ci aspettavamo un congedo dal Milan.
Troppo martoriata dagli infortuni, quest'ultima stagione, per ipotizzare un proseguo all'ombra della Madonnina.
Ed allora l'ipotesi Monza, l'idea suggestiva di abbracciare, di nuovo, Berlusconi e Galliani, al fine di non smettere, al fine di respingere quelle paure, quei timori, quando la luce del tramonto incominci a farsi accecante.
Ed invece, vestito di scuro, e con gli occhi commossi, al termine di Milan-Verona, Zlatan effettua il suo ultimo colpo di teatro, nelle vesti di calciatore.
Annuncia l'addio.
Ma non dal Diavolo, bensì dal calcio giocato.
Rivelerà che questa sia stata una decisione maturata nell'arco degli ultimi 10 giorni.
Una decisione che lo abbia messo alla prova.
Una decisione infarcita dal panico, pensando a ciò che sarà.
A quella versione, Ibra 2.0, tutta da inventare.
Restare nel mondo del calcio?. Una concreta possibilità.
Restare legato alla Milano rossonera?. Il suo desiderio.
Per il resto, occhi lucidi da parte dei suoi compagni di squadra, il Passillo d'honor nei suoi confronti, il Meazza che piange ed applaude.
Cori, striscioni e Zlatan che parla di felicità e amore, nelle sue due esperienze in maglia rossonera.
Due scudetti vinti.
Di particolare importanza, l'ultimo.
Quello della passata stagione.
Quello di un Milan in astinenza di titoli da tanto, troppo, tempo.
Quello di "Milano non è Milan, Italia è Milan".
Urlato a gran voce, sia nello spogliatoio del Mapei Stadium di Reggio Emilia, che dalla terrazza di Casa Milan, di fronte ad un popolo in visibilio.
Resteranno della sua lunga carriera, i tanti gol realizzati, i titoli conquistati, il suo carisma impareggiabile, la sua personalità, la sua elevata esperienza, il suo fare sopra le righe, a tratti presuntuoso, ma confacente con il ruolo che rivestiva.
Quello nel parlare di Ibra in terza persona, come se la sua essenza si sdoppiasse.
Un Zlatan fuori dal campo, ed un altro all'interno del campo.
Ha dispensato sorrisi, ha infiammato polemiche, ha trionfato, pur non alzando, mai, al cielo due fra le coppe più importanti nella carriera di un giocatore, vale a dire la Champions e la Coppa del Mondo.
Non sarà, di certo, un cruccio, però.
Di Re Zlatan resteranno le sue dichiarazioni, le sue massime, la sua adrenalina.
Personaggio vulcanico, motivatore, capopopolo, leader indiscusso.
In un mondo di personaggi anonimi e mediocri, la sua debordante personalità ci mancherà assai.
Lorenzo Cristallo