“UN’ESCALATION DA PAURA”

21.03.2023

A bocce ferme, riflettevo.

Riflettevo, seduto, davanti ad una scrivania. Forse scevro da tensioni e apprensioni.

Tratteggio settimane incandescenti, dietro di me.

Settimane in cui la potenza emotiva del calcio, abbia assunto traiettorie, come dire, "particolari".

Violente, forse. E' questo il termine giusto.

Violenza perpetrata fuori dagli stadi. Ed atteggiamenti violenti, di impeto, sul rettangolo verde.

Fotogrammi da caleidoscopio, in cui, presumibilmente, si sia andato, abbondantemente, oltre.

Dal diverbio fra Mourinho e l'arbitro Serra, durante Cremonese- Roma, ai tragici fatti di Napoli, mercoledì scorso, con l'invasione degli ultras dell'Eintracht. 600 energumeni capaci di mettere a ferro e fuoco, il centro storico della città.

E poi sul campo.

Un Lazio-Roma condito da bruschi "faccia a faccia", mani sul collo e frecciate al vetriolo.

Un Inter-Juventus conclusasi alla stessa maniera del derby della Capitale. Fra cartellini rossi sventolati in maniera salomonica, e tanta tensione sfociata in rissa.

Prima di allora, si potrebbero aggiungere le parole di Mourinho, provenienti da San Sebastian, per infiammare quella stracittadina che si sarebbe disputata a distanza di tre giorni, senza dimenticare il gesto delle manette, simbolo di "presunte" libertà imbavagliate.

E poi la Curva Nord occupata dalla Lazio, capace di far passare in secondo piano una coreografia degna di nota, per colpa di alcuni che proprio non possano fare a meno di ribadire il proprio odio razziale e xenofobo.

Oltre agli scontri, dulcis in fundo, per le vie della Capitale, a poche ore da una sfida che, comunemente, venga etichettata come "partita dell'anno".

Ed insomma, con difficoltà si riesca ad inserire del calcio giocato fra notizie ed accadimenti di cronaca nera.

In un mondo del pallone avvelenato, da ogni latitudine.

L'attuale prassi, veda, fra l'altro, l'arrivo, anche nelle nostre città, di frange violente di tifo estero, gemellate con gli ultras di "casa nostra".

Una commistione internazionale nel nome di sprangate, bombe carte, fumogeni e risse a volontà.

Uno scenario tetro, quindi.

Uno scenario tetro all'orizzonte, se consideriamo che Italia-Inghilterra, di giovedì, valevole per le qualificazioni all'Europeo del 2024, sia una gara ad alto rischio d'ordine pubblico, così come il match che si disputerà ad aprile, il giorno 20, fra Roma e Feyenoord, con il timore che gli ultras olandesi possano ripetere quei disordini andati in scena nell'inverno del 2015.

Ed insomma, un problema generalizzato, che poi deflagri all'esterno dei nostri stadi, e molto spesso anche all'interno, attraverso comportamenti per nulla esemplari da parte dei protagonisti in campo e a bordo campo.

Lo sport, il calcio, annoverino ben altri principi.

Lo sappiamo bene.

E sappiamo anche, che in base alla posta in palio, gli animi possano diventare, via via, sempre più incandescenti. Ed anche questo potrebbe essere logico.

Logico, se trincerato in un contesto accettabile, in cui non si perda di vista il fair play.

Ma da mercoledì scorso, invece, sia sembrata una continua, ed inarrestabile, escalation.

Atti violenti, il suono delle sirene, e tanto nervosismo – eccessivo nervosismo – all'interno del campo di gioco.

Gioco, per l'appunto.

Parola dimenticata, cancellata, annullata, sino a quando le partite di calcio diventino una triste occasione per sciocchi e improponibili regolamenti di conti.

Riflessione a freddo, seduto davanti ad una scrivania, mentre scorrono le immagini di una società capace di spargere violenza e rabbia anche nello sport, producendo paura, e perché no, molta tristezza.

Lorenzo Cristallo 

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