“TRAMONTO”

28.04.2023

E' sempre complicato, per un campione, congedarsi.

Nella storia del calcio abbiamo assistito a tristi, e melanconici, addii.

Addii struggenti, infarciti di lacrime e applausi.

Oppure agonie prolungate, come l'esilio dorato di Cristiano Ronaldo in Arabia Saudita.

Dismettere gli abiti da calciatore, per chi sia stato un fuoriclasse, sia sempre un problema.

Problema interiore, emotivo.

Catapultarsi in una nuova realtà, quando i riflettori si spegneranno.

Quando i gol, le prestazioni, le coppe, i titoli, non rappresenteranno, più, il presente.

Viale del tramonto imboccato da Zlatan Ibrahimovic.

42 anni il prossimo ottobre, e in questa stagione appena 4 apparizioni in campionato ed un gol all'attivo, ad Udine.

Zero presenze in Coppa Italia e altrettante in Champions, in cui, lo svedese, non sia stato, neanche, inserito nella lista UEFA.

Ibra di supporto alla squadra. Questo sì.

Attraverso la sua personalità, il suo carisma, la sua esperienza, a far da sprone a quei ragazzi divenuti maturi.

A quei giovani dalle belle speranze che, nello scorso campionato, conquistarono il titolo di campioni d'Italia.

"Milano non è Milan. Italia è Milan", tuonò Re Zlatan, nello spogliatoio rossonero del Mapei Stadium e dal terrazzo di Casa Milan.

L'attualità, invece, è caratterizzata da continui infortuni, problemi muscolari, ricadute.

Tutto ebbe inizio proprio all'indomani di quel tricolore centrato nella Città del Tricolore, per l'appunto.

L'intervento chirurgico al ginocchio ed un recupero lento, che abbia dovuto fare i conti con l'età, del campione svedese.

Domenica scorsa, contro il Lecce, Stefano Pioli era intenzionato a concedergli qualche minuto, in quella che sarebbe stata la quinta presenza di Ibra, in questa stagione.

Ed invece l'ennesimo fastidio al ginocchio, e con esso l'ennesimo forfait.

Per la prossima stagione si vocifera di un contratto a gettone.

Un altro anno ancora, all'ombra della Madonnina, nelle vesti di calciatore, attraverso un accordo che tenga conto delle presenze di Ibra, sul rettangolo verde.

Immagine un po' triste di un campione sul viale del tramonto.

Viale che mai, i fuoriclasse, vorrebbero percorrere.

Ibra non ha nascosto le paure, le incertezze, una volta dismessi gli abiti da giocatore.

Da giocatore capace di incidere e di vincere, ovunque.

Forse non smetterà.

Forse quell'ipotesi del contratto a gettone, nella prossima estate, diverrà realtà.

Ma, al momento, siamo al cospetto di un numero uno che, di sicuro, avrà donato un apporto invidiabile ai suoi compagni.

Compagni in lotta per un posto in Champions, ma, soprattutto, compagni ancora in corsa in quest'edizione della Champions, in attesa di affrontare l'Inter, in semifinale.

Eppure in questa gigantesca cavalcata, Ibra sia mancato.

Assente in quelle notti straordinarie. In quelle notti da tramandare ai posteri.

Il suo incitamento, la sua carica, saranno stati benzina per Leao e compagni.

Ma i suoi gol, le sue prodezze, quelle no.

Quelle sono riservate alle pagine illustri di una storia coniugata al passato.

Lorenzo Cristallo

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