“SOLISTA SOLITARIO”

Di indole tendo a stoppare la nostalgia.
Spesso appare come un freno nell' osservare, serenamente, il domani.
Un domani tratteggiato da varie tinte. L'una diversa dall'altra.
Certo, però, che confrontando il tramonto di un campione come Roberto Baggio, a quello di Cristiano Ronaldo, si rischi di mettere in evidenza le modalità con cui si viva lo status di campione, per l'appunto.
Baggio si congedò nel Brescia, e non di certo a cifre stellari.
La sua carriera fu caratterizzata da tanti infortuni, colpi bassi, allenatori che gli remarono contro, ma Roby, il Divin Codino, fu amato da tutti, da tutta la gente che venera il Dio Calcio, in quanto fuoriclasse unico e dall'umiltà unica.
Fu capace di ripartire da Bologna, di chiudere il cerchio a Brescia, nonostante un Pallone d'Oro alle spalle e tanti club blasonati che abbiano avuto l'onore e il privilegio di restare incantati dalle sue giocate sopraffine.
E poi c'è Ronaldo.
Una macchina da soldi del nuovo millennio.
Ad un passo dall'appendere gli scarpini al chiodo, susciti indisponenza il suo sentirsi, costantemente, "numero uno".
Un'entità al di sopra delle parti, che non coniughi, mai, verbi e imprese al plurale, ma che anteponga l'"io" su tutto.
Anche davanti a quella nuova generazione di giocatori portoghesi desiderosi di sognare in grande.
D'altronde ogni smorfia, ogni sguardo, ogni sospiro emesso da CR7, venga immortalato da centinaia di fotografi, gli stessi presenti, a pochi istanti del fischio d'inizio del match contro la Svizzera, dinnanzi alla panchina di Fernando Santos.
Fernando Santos, per l'appunto.
Il c.t. coraggioso. Il c.t. che si è spostato dalla zona d'ombra, battendo i pugni sul tavolo, ribadendo chi comandi.
Ha spedito in campo Goncalo Ramos, si è goduto la sua tripletta, ed è al timone di un Portogallo ai quarti di finale del Mondiale, senza la spinta, sino a ieri, necessaria, di Cristiano Ronaldo.
Fernando Santos come Ten Hag, altro allenatore che, nel Manchester United, abbia vissuto come "zavorra" la figura imponente e ingestibile di CR7.
Il solista, oggi, solitario.
Che, probabilmente, dopo il Mondiale in Qatar volerà a pochi chilometri di distanza, da lì, in Arabia Saudita, al fine di firmare l'ultimo ingaggio dal valore planetario.
Per il resto, però, il suo congedo non sarà come quello di Roby Baggio.
In questo caso zero sentimenti, zero voglia di tessere le lodi alla favola del campione che trascini con sé, pensieri e maniere da cui trarre spunti.
Ronaldo appare, ai più, gelido e focalizzato sui suoi numeri, sui suoi successi personali.
D'altronde anche le persone più vicine a lui, a partire dalla compagna Gerogina, non abbiano perso tempo a rimarcare i 74 minuti in cui CR7 sia stato seduto in panchina, piuttosto che lo schiacciante 6-1 con cui i lusitani si siano sbarazzati della Svizzera.
Solista solitario: lo specchio di una società che fa a gara a chi sia il più bravo.
Lorenzo Cristallo