“SEMPRE E SOLO LAZIO”

Questa volta mettiamo da parte l'attesa per la ripresa del campionato.
Stavolta nessuno spazio per Sarri, per le sue ambizioni e per quelle dei calciatori della truppa biancoceleste.
Stavolta il palcoscenico sarà tutto per Sinisa Mihajlovic. Baluardo leggendario della Lazio vincente di inizio millennio.
Un uomo che ha lottato con coraggio, con determinazione, affrontando la malattia attraverso la preziosa arma della resilienza.
Ci ha lasciati venerdì scorso, ma il suo ricordo resterà indelebile nell'eternità, come testimoniato dalla folla oceanica che gli ha tributato l'ultimo saluto, lunedì scorso, presso la Basilica Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, in Roma.
Ovviamente, parleremo anche del successo mondiale della Nazionale argentina, guidata da un ex biancoceleste, vale a dire Lionel Scaloni, uno che ha studiato da Delio Rossi, Reja e Colantuono al fine di issarsi sul tetto del pianeta.
Ed insomma, in questo numero speciale, a pochi giorni dal Natale, non resta che leggere le parole di FRANCESCA FARCOMENI, opinionista dal cuore gonfio di lacrime, dopo quanto avvenuto, con la scomparsa, dolorosa, di un'icona leggendaria nel mondo biancoceleste, ovvero Sinisa Mihajlovic.
-Ciao Francesca. Nel ricordo di Sinisa Mihajlovic. Bandiera negli anni d'oro del club biancoceleste. La notizia della sua scomparsa ha scosso tutti, indistintamente. Cosa porterai, per sempre, dentro di te, dell'uomo Sinisa?.
La morte di Sinisa Mihajlovic ha rappresentato, per me, un profondo dolore, come se fosse scomparso un amico di vecchia data. Nonostante fosse malato da tempo, forse, nella mia testa, lo consideravo un invincibile guerriero, ed è per questo che la notizia mi sia giunta sconvolgente e inaspettata. Nel mio cuore indosserà, sempre, la maglia biancoceleste con lo scudetto sul petto. Da tifosa nutro uno stupendo ricordo del campione che era, ma lui non si è mai nascosto e durante la sua vita ha condiviso con noi, e con tutti, i valori che lo guidavano, ossia quelli di essere una persona genuina e schietta, di gran cuore e dall'incommensurabile attaccamento alla famiglia. Le sue esternazioni in pubblico mi sono sembrate sempre vere, e mai diplomatiche o alla ricerca del consenso. Ripenso a quando, durante un'intervista, disse ad un giornalista che gli chiedeva se per un calciatore fosse difficile indossare la fascia di capitano a soli vent'anni, che il difficile fosse alzarsi tutte le mattine, alle 5, per andare a svolgere un lavoro faticoso, e non giocare a calcio. Oppure quando dopo un ko della Lazio contro il suo Bologna, si dichiarò tifoso biancoceleste, affermando che, quella sera, non poteva esultare. E' venuto a mancare un grande uomo, un grande calciatore e un grande tifoso della Lazio. Uno di noi.
-Mihajlovic da calciatore ha rappresentato l'icona del baluardo insuperabile, tutta grinta, tenacia e personalità. I suoi calci di punizione, poi, un marchio di fabbrica. Cosa riusciva a trasmetterti nelle innumerevoli partite in cui ha difeso i colori biancocelesti?.
Migliore descrizione non potevi fare. Sinisa, come calciatore, era davvero tutta grinta, tenacia, personalità e forza. Si è, poi, adattato a giocare come difensore centrale, ed anche se non fosse una saetta, manteneva, bene, la posizione, facendo ripartire la squadra in maniera eccelsa, in quanto con quel piede superbo serviva i compagni in maniera impeccabile. Descriverlo come cecchino infallibile, su calcio di punizione, appare superfluo ribadirlo. Uno specialista. Unico al mondo.
-In una gara, sancì un record tuttora imbattuto in serie A, ovvero quello di siglare tre reti su punizione contro la Sampdoria, il 13 dicembre 1998. In quella sfida, tutt'altro che banale per Sinsa, cosa emerse del campione Mihajlovic?.
I record di Sinisa: 28 gol su punizione, addirittura 3 nella stessa partita ai danni del malcapitato portiere doriano, Ferron. Un mancino chirurgico e potente, che trasformava ogni punizione in un quasi rigore. Mancino che potevamo apprezzare anche in occasione degli assist o dei corner. Quando si sistemava la sfera, in Curva eravamo certi che da lì, a poco, sarebbe arrivato il gol. Motivo per cui intonavamo a squarciagola:" E se tira Sinisa, e se tira Sinisa è gol...!"
-Argentina sul tetto del mondo. Ode a Messi, ma non bisogna sottovalutare l'importante ruolo svolto dal c.t., ovvero quel Lionel Scaloni, ex Lazio, capace di vincere, al timone dell'Albiceleste, una Coppa America e la Coppa del Mondo. Non lasciò particolari tracce nella Capitale, eppure studiava da allenatore, osservando, attentamente, Delio Rossi, Reja e Colantuono. Sei felice per lui?. E cosa ricordi, con piacere, dell'ex difensore, ora divenuto c.t. dell'Argentina, di quest'Argentina campione planetaria per la terza volta nella storia?.
Devo ammettere che Scaloni non verrà, di certo, ricordato ai posteri come una pietra miliare nell'universo dei calciatori biancocelesti. Una sorta di Pancaro, ma meno tecnico e con meno fisico. Quello che ha fatto la Federazione argentina ha dell'incredibile: scommettere su un semisconosciuto, vice del precedente c.t., capace di ottenere, per la prima volta nella storia, un traguardo mai raggiunto, ossia quello di conquistare, in maniera ravvicinata, Copa America e Coppa del Mondo. Al Mondiale, la squadra di Scaloni, al netto dell'esordio shock contro l'Arabia Saudita, ha sempre vinto e convinto. Ha mostrato compattezza, esprimendo un bel gioco, regalandoci, infine, una finale tra le più appassionanti nella storia del calcio, sapendo soffrire e risorgendo dalle ceneri, attraverso le magie di Leo Messi. Ed allora, il buon Scaloni che doveva, solamente, traghettare la Seleccion verso guide più prestigiose, entra, di diritto, nel novero dei migliori del calcio argentino e più in generale del calcio internazionale.
Lorenzo Cristallo