“SEMPLICEMENTE UN UOMO”

Molto spesso gli scambiamo per supereroi.
Forti, tenaci, indistruttibili. Capaci di reggere ogni tipo di pressione.
Fuori dal comune.
Milionari, famosi, di successo.
Nulla a che vedere con la quotidianità della stragrande maggioranza di noi.
Ed invece.
Ed invece, quanto avvenuto, ieri, al 40', circa, di Juventus-Sporting Lisbona, sia quanto di più naturale possa avvenire.
Wojciech Szczesny che avverte un problema al petto, il respiro corto e affannato, l'arrivo dei sanitari in campo.
Il polacco che si appoggia a terra, i compagni, attorno, che lo abbracciano, lo stadio che trattiene il fiato ed infine l'uscita dal campo, in lacrime.
Uno scambio di battute con Allegri, il quale mostra un fare paternale, Bonucci che lo accompagna verso gli spogliatoi, ed un immediato elettrocardiogramma che scongiura problemi peggiori, se non delle accentuate palpitazioni.
Palpitazioni, tachicardia. Un attacco d'ansia, potremmo definirlo.
Normale. Tutto normale per chi, costantemente, sia sotto pressione, tra l'altro in una stagione da inseguire.
Da inseguire in campionato, nelle coppe, in un atmosfera da resa dei conti, fuori dal campo.
Quotidianamente sotto le luci dei riflettori, quotidianamente al giudizio della stampa e dei tifosi.
Ed allora può accadere che il self-control possa non essere sufficiente.
Può accadere che un po' di serenità e un po' di pace interiore vada ritrovata attraverso le figure giuste.
Un mental-coach, uno psicoterapeuta.
Figure in grado di alleviare le tensioni che Szczesny, e non solo, si sobbarchi in ogni appuntamento.
Perché saranno anche atleti lautamente pagati, noti, famosi, sulla cresta dell'onda.
Campioni che difendono maglie importanti.
Ma siano altresì, ragazzi, nel caso di Wojciech Szczesny, poco più che trentenni, ai quali una piccola e breve sosta può essere concessa.
Per poi ritrovarlo fra i pali, a volare come lui sa fare.
O con il sorriso mostrato ieri, davanti al microfono di Sky, in compagnia di Mattia Perin.
Elogiandolo e scherzando con il suo vice, protagonista di una prestazione sublime, in onore, anche, di uno Szczesny chiamato ad essere semplicemente un uomo.
Con i suoi pregi, con il suo talento, ma, altresì, con le più comuni fragilità.
Lorenzo Cristallo