“SAVIA(NO)”

Nutro grande stima e rispetto per Roberto Saviano.
Premessa doverosa, a scanso di equivoci.
Stima, rispetto e ammirazione per il suo coraggio.
Sotto scorta dal 2006, la sua battaglia contro la Camorra, ha fatto di Saviano, una voce ed una penna che abbia tratteggiato il lato oscuro, pericoloso, losco della nostra società.
Quest'oggi, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha parlato di una sua passione. Forse non il tema che abbia più a cuore, ma da buon partenopeo, ha parlato del Napoli.
Del Napoli primo in classifica, del Napoli travolgente, sin qui, ammirato fino a novembre, del Napoli agli ottavi di Champions. Del fascino del San Paolo, prima, e del Maradona, adesso. Dell'importanza di un giocatore di personalità e talento come Kvaratskhelia, senza dimenticare il prezioso, ed insostituibile, apporto sottoporta di Victor Osimhen.
Tutto bene, se non fosse per un passaggio dell'intervista che metta in luce un aspetto che i napoletani debbano superare, ossia, a domanda specifica, su cosa tema maggiormente, Saviano ha risposto:" Cosa temo per il titolo?. Da tifoso: che non ce lo facciano vincere...Che si metta in moto la grande macchina che spinge le squadre del Nord".
Eh no, stimato ed illustre Roberto Saviano.
Credo sia giunto - e fosse anche ora - il tempo di superare determinati cliché.
L'aria vittimista di un Mezzogiorno incapace di trionfare, per via di stratagemmi disegnati dall'alto.
Il Nord incontrastabile, contro un Sud che nonostante il talento e la fantasia, fatichi ad imporsi.
No. Con queste logiche non si cresce e non si assume un credibile spirito vincente.
Il Napoli, sin qui, ha dimostrato un dominio totalizzante.
41 punti all'attivo, miglior attacco del torneo, 13 successi su 15 partite, Victor Osimhen capocannoniere del campionato.
15 giornate da urlo, 15 giornate da Napoli irresistibile.
Numeri alla mano, anche meglio rispetto al Napoli di Maradoniana memoria, del 1987 e del 1990.
Azzurri in grado di battere la Lazio e la Roma, all'Olimpico, azzurri capaci di superare il Milan, a San Siro, e di piegare l'Atalanta, a Bergamo.
Ed allora, di fronte a questa squadra, la stessa squadra che in Champions si sia posizionata davanti al Liverpool ed abbia spedito l'Ajax in Europa League, sarebbe logico e meritevole non indossare gli abiti stropicciati dei deboli che poi verranno defraudati.
Via questi cliché, per l'appunto.
Via quell'aura da vittima piagnucolante.
Il Napoli è forte, credibile, autorevole e di qualità.
Poi, ovviamente, non sappiamo come andranno le cose, dal 4 gennaio al prossimo 4 giugno, ma sarebbe meglio evitare di immaginare giochi di potere che vadano ad inficiare il percorso netto della formazione azzurra.
Queste sono logiche dedite al sospetto che appartengano a chi non riesca ad andare oltre il proprio naso.
Ma da Saviano mi sarei aspettato una risposta migliore, più sensata, di spessore.
E non quel fatalismo, del tipo: "Andrà tutto male, perché siamo del Sud".
Non è così che si dona lustro e valore all'ottimo lavoro svolto, sin qui, dalla società, dall'allenatore e dai calciatori azzurri.
Piangere meno, perché è la storia stessa che ci insegni che le lacrime preventive non siano, poi, un'immagine così esaltante.
Lorenzo Cristallo