“PIAZZA MAROCCO”

11.12.2022

Un successo festeggiato in ogni angolo del globo.

La fierezza, l'orgoglio, la voglia di rivalsa da parte di chi per tanti, troppi, anni, sia rimasto all'ombra.

All'ombra dei successi altrui, nella polvere di una terra arida di successi, specialmente se si parli di calcio internazionale.

Ed invece il pallone, il dorato mondo del pallone, a volte riesce a regalare imprese titaniche che resteranno nella storia.

Imprese titaniche che giustamente vadano omaggiate e festeggiate.

Festeggiate con il sorriso.

Con il sorriso di Zitouinia Arif e del suo bimbo, nel centro di Bologna, con in mano la bandiera del Marocco.

Il volto felice di una cittadina italiana, originaria della terra del Maghreb, simbolo di quanto sia importante e fondamentale l'integrazione e l'inclusione.

Risposta pacata e serena ai tristi fatti di Verona, quando per smorzare caroselli d'auto per osannare i proprio beniamini a margine della qualificazione ai quarti di finale, una dozzina di esponenti di estrema destra abbiano pensato bene di utilizzare cinghie e manganelli.

Ritratto - quello - di un Paese da censurare e bocciare.

Mentre, ieri, a Bologna, e non solo, si siano radunate folte comunità provenienti, o originarie, dal Marocco, per dare sfoggio alla propria gioia incontenibile in merito ad un risultato storico ed impronosticabile da parte della loro Nazionale.

Marocco in semifinale.

Marocco che rispedisce a casa Cristiano Ronaldo, e si appresta ad affrontare i campioni del mondo della Francia.

In quella che sarà una sfida dal duplice volto. Volto sportivo e volto che debba fare i conti con una storia caratterizzata dalle spigolature del colonialismo.

Istantanea di come il Mondiale di calcio viaggi a pari passo con i libri di storia.

Nel frattempo è l'attualità ad avere il suo peso.

Un'attualità impreziosita dai volti rudi e combattivi di Hakimi, Ziyech, Saiss, Bono, protagonisti di una cavalcata, sin qui, inarrestabile. Cavalcata agguerrita, agli ordini del c.t. Regragui, uomo tutto d'un pezzo.

In Sudamerica direbbero: l'hombre vertical della compagine nordafricana.

Intanto si festeggia, si sventola la bandiera del Marocco, si canta e si danza fra le strade delle nostre città.

Con gioia, con soddisfazione, con spiccato senso di appartenenza.

E con il sorriso.

Come il sorriso di Zitounia Arif, in compagnia di suo figlio.

Ieri sera, a Bologna, con in mano il vessillo marocchino e tanta voglia di sentirsi tra le prime al mondo.

Lasciando alle spalle la polvere del dimenticatoio.

Lasciando alle spalle la solitudine di chi abbia, costantemente, ammirato luci e riflettori, da lontano.

Lorenzo Cristallo

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