“PASSATO REMOTO”

27.02.2023

Il passato è importante.

E' strumento per apprezzare il presente e viatico in cui intraprendere percorsi futuri.

Il passato è storia. Gloria e cadute.

Il passato è avanguardia. Modernità di racconti incisi nei libri.

Poi, però, il rischio più concreto è che l'eccesso di passato faccia da freno al domani.

Il rischio più concreto è che tutto si sia detto e soprattutto, tutto si sia dato.

Zdenek Zeman, 76 anni il prossimo 12 maggio, torna sulla panchina del Pescara.

Terzo dèjà-vu al timone della compagine abruzzese.

La prima annata, quella indimenticabile, datata 2011/2012. La stagione del Delfino dei record, del Delfino di Immobile, Insigne e Verrati, del Delfino dal ritorno in A dopo 20 anni.

Poi, un successivo approdo in riva all'Adriatico. Stagione 2016/2017. Zeman, nel mese di febbraio, raccoglie in eredità l'allora squadra allenata da Oddo, ma nulla può, al fine di evitare un mesto ritorno in B.

Ed ora di nuovo, Zeman e Pescara che si legano.

Matrimonio sino a giugno 2023. Biancazzurri al terzo posto in classifica, nel girone C di serie C, con 48 punti all'attivo, reduci dal ko di Cerignola, per 1-0, che è costato le dimissioni dell'ex tecnico, Colombo, timoniere di un Delfino che non vince, in campionato, dal 5 febbraio scorso, e che vede il Foggia avvicinarsi, a -2, mentre Catanzaro e Crotone fuggono via, rispettivamente a +28 e a +16.

Ed allora spetterà al tecnico boemo, ricompattare la squadra, far rifiorire l'entusiasmo del pubblico biancazzurro, tentando di blindare l'accesso ai playoff, per poi giocarsi, il tutto per tutto, in primavera inoltrata.

Zeman, quindi.

Uno dal passato imperioso, con Foggia, Lazio e Roma.

Il trionfo a Pescara, per l'appunto, tante ombre, più di qualche battuta a vuoto e numerose dichiarazioni che abbiano fatto discutere.

Il Masaniello che sfidava il Palazzo del Potere, l'acerrimo nemico della Juventus. Il pioniere di battaglie riguardanti le zone oscure inerenti  calcio e farmacia.

Crociate che Zeman pagò in prima persona, attraverso porte chiuse in faccia e opportunità mancate.

Tuttavia il suo spirito indomito, offensivo, il suo mantra, il 4-3-3, hanno fatto di lui un uomo di calcio capace di contrassegnare un'epoca.

Un'epoca indimenticabile, ma, probabilmente, remota.

Un'epoca, presumibilmente, molto più avvezza ad arricchire libri di storia, che non ad infarcire qualità al calcio attuale.

Ed allora il rischio che questo terzo ritorno in terra d'Abruzzo possa essere un ennesimo ingresso da coniugare al passato remoto, sia piuttosto elevato.

Forse non ce n'era bisogno. O forse sì.

Sarà il tempo a parlare, attraverso le sue motivazioni e ciò che riuscirà a trasmettere alla squadra.

Oppure sarà l'ennesimo esempio di un personaggio che sfugga dalla realtà di chiudere, definitivamente, con il calcio, provando ad eludere le paure e le incognite di una quotidianità lontana dai riflettori.

Lorenzo Cristallo

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