“NOSTRO RE”

Re non ci lasciare.
E' un po' il grido, la supplica proveniente da ogni angolo del mondo.
In questo dicembre particolare, un dicembre che parla del Re, di O Rei, di Pelè.
Mentre in Qatar si disputa il ventiduesimo Mondiale nella storia, in Brasile, il campione di sempre lotta per non cedere alle grinfie della morte.
Ricoverato presso l'Ospedale Albert Einstein di San Paolo, le notizie giunte ieri, per via di complicanze respiratorie, hanno gettato nello sconforto il mondo intero.
Quel mondo intero rappresentato da tifosi, appassionati di calcio e più semplicemente ammiratori del numero uno brasiliano.
Di quel campione verdeoro capace di alzare al cielo tre titoli mondiali: nel 1958, nel 1962 e nel 1970.
Nel '70, in Messico, quando un suo colpo di testa fece la storia, quando un suo colpo di testa diede il colpo di grazia alla Nazionale italiana.
77 gol in maglia carioca, recordman assoluto.
568 i centri con la casacca del Santos, maglia che, più di altre, gli sia appartenuta.
Pelé: quel continuo dualismo con Maradona, ricalcato in quella classica domanda stucchevole che faceva, così: chi è il più forte di sempre, Pelè o Maradona?.
Storie di dualismi, dicotomie riproposte in epoche più recenti fra Messi e Cristiano Ronaldo.
Anche oggi, in quel Qatar da dove, uno dei due, vorrà tornare a casa con la coppa più ambita, fra le mani.
Tuttavia, il mondo dello sport, e non solo, si è stretto attorno a O Rei.
A quel Pelè che, sempre ieri, attraverso un tweet, ha fatto sapere a tutti, di continuare a lottare, mentre la struttura sanitaria si sia affrettata nel sottolineare che le sue condizioni di salute fossero stabili.
Il fuoriclasse brasiliano combatte, dal 2021, contro un cancro al colon, e da quanto trapelato sembri che le cure chemioterapiche non producano, più, gli effetti sperati.
Da Doha, si è alzata, nel frattempo, una coreografia fatta di droni, in cui risplendono il suo nome e quel numero, il 10, che lo identifichi in maniera inequivocabile.
E poi l'invito a lottare, a non mollare, sempre con coraggio.
Come faceva in campo, quel leone indomabile, imprendibile, unico, straordinario, stratosferico, nella sua potenza e nella sua classe.
Domani la Nazionale di Tite giocherà anche per lui.
Il Brasile affronterà la Corea del Sud al fine di guadagnarsi l'accesso ai quarti di finale.
Dovesse procedere tutto per il verso giusto, Neymar e compagni vorranno dedicare la coppa a lui, al tre volte campione del mondo.
Al simbolo assoluto di quel Brasile vincente, gemma preziosa e invidiabile nel pianeta calcio.
L'invito è lo stesso, uguale da tutti gli angoli del globo: O Rei non mollare.
Forza e preghiamo per te.
Lo ha scritto Mbappé, lo hanno pensato in tanti, volgendo gli occchi dritti al cielo, immaginando il suo sguardo buono e sorridente, lo sguardo di un campione che aprì la strada ad una generazione di fenomeni, costantemente prolifica, ma pur sempre figli e nipoti del Re.
O Rei.
Lorenzo Cristallo