“NON BALLIAMO PIU’, CE NE ANDIAMO”

Il torto non sia danzare.
Non sia sprigionare quella personalità, quella cultura, quell'atteggiamento, tipici di chi sia brasiliano.
Di chi sia nato nella terra in cui samba e football si mescolino sul rettangolo verde.
Piuttosto, la Nazionale guidata dal dimissionario Tite, abbia impattato sul muro e sulla capillare organizzazione della Croazia.
Croazia in grado di spegnere la musica a quella Selecao condita da estro e talento.
Il gol di Neymar è una prodezza che neanche l'eliminazione ai quarti riuscirà ad offuscare.
Azione travolgente, rapida, sgusciante, rifinita, poi, dall'assist di Paqueta per O Ney.
Livakovic messo a sedere e sfera in fondo al sacco.
Però, come abbiamo ammirato, i croati di Dalic non si siano dati per vinti, e l'epilogo è noto a tutti.
Brasile che rinvia, nuovamente, l'appuntamento con il sesto titolo mondiale.
Brasile che avrebbe dedicato la coppa del mondo a O Rei, il quale, mai come in quest'edizione, avrebbe avuto piacere nel ricevere un'onorificenza di tal prestigio.
La Selecao che vince e trionfa per la Perla Nera.
Ed invece quinta eliminazione consecutiva, dei verdeoro, ad opera di una Nazionale europea.
Dopo Russia 2018, anche in Qatar, i Pentacampeo escono di scena ai quarti.
Stavolta con i pronostici dalla propria parte.
Stavolta con quell'illusoria consapevolezza che la Croazia, in fondo in fondo, non sarebbe riuscita nell'impresa di arrestare la corsa dei paladini del calcio bailado.
Ed invece la Nazionale di un Paese con poco più di 4 milioni di abitanti, spegne la musica e niente più Danca do pombo per Richarlison e compagni.
Tite si dimette, mentre Marquinhos spedisce la palla sul palo.
Si infrangono, lì, su quel legno, le speranze, i sogni, le ambizioni di una Selecao, probabilmente, convinta di riuscire ad issarsi sino alla finale del 18 dicembre.
Ed invece, ha trovato di fronte a sé, avversari indomiti, attenti e capaci di tornare in carreggiata a pochi minuti dal gong, grazie a quel Bruno Petkovic che in Italia ricordino appena.
Stereo in spalla e nessun passo di danza.
Il Brasile torna a casa con una valigia colma di rimpianti.
Per l'ennesima volta l'appuntamento con il titolo mondiale è rinviato.
Rinviato al 2026, quando Canada, Stati Uniti e Messico ospiteranno il primo Mondiale a 42 squadre.
I verdeoro tenteranno, anche in quel caso, di rinverdire quei fasti planetari fermi al 2002.
Da quelle parti, dove il sorriso e l'allegria prevalgano su tutto, sia inconcepibile vivere di ricordi, osservando con nostalgia Ronaldo il Fenomeno che schiantava la Germania, in una Yokohama di inizio millennio.
Lorenzo Cristallo