“MI RICORDO, UN INVERNO…”

Al via, oggi, il mercato invernale, noto ai più come mercato di riparazione.
Classica finestra con pochi soldi in circolazione, tanti prestiti, e fra le protagoniste principali, le compagini in lotta per evitare di retrocedere.
Qualche investimento per il futuro, ed iniziali ammiccamenti, da parte delle big, verso profili di spessore da ingaggiare in estate.
Le epoche sono cambiate, ad oggi un Vlahovic alla Juve, a fine gennaio, rappresenti una rarità.
Un tempo, a gennaio, si accendevano motori rombanti.
Accadeva, sempre un tempo, che in Italia approdasse un calciatore francese di nome Thierry Henry.
Accadeva che la Juve dovesse sostituire Alessandro Del Piero, infortunatosi, a metà novembre, ad Udinese, e che per lenire l'assenza di Pinturicchio, servisse un giocatore dal respiro internazionale, già campione del mondo con i Bleus, e fiore all'occhiello del Monaco.
Approdato all'ombra della Mole, un giovanissimo Henry, ottiene la maglia numero 6.
Capita, però, che dopo due scudetti di fila, la Vecchia Signora paghi lo scotto di un'annata sfortunata, sottotono, da fine ciclo, caratterizzata dai veleni estivi del caso doping, e dalle dimissioni di Marcello Lippi, la notte del 7 febbraio 1999, dopo un pesante 2-4 rimediato al Delle Alpi, contro il Parma.
Arriva Carlo Ancelotti, è qui accade una stranezza.
In una delle rarissime volte nella carriera del tecnico emiliano, Re Carlo interpreta in maniera discutibile il ruolo da affibbiare ad Herny.
Non in attacco, bensì come ala.
Il francese fatica a trovare spazio in squadra, dimostra di possedere talento ma la serie A, e in questo senso la Juventus, non appaia la sua casa.
Una data, però, da cerchiare in rosso, ossia quella di sabato 17 aprile 1999.
I bianconeri sbancano l'Olimpico, per 1-3, annichilendo una Lazio in corsa per il titolo.
Thierry Herny sigla una doppietta e Angelo Di Livio nel festeggiare il compagno di squadra, afferma: "Sei interessante...".
Quelli resteranno gli unici acuti di Henry all'ombra della Mole. La stagione 1998/1999 si chiuderà con la Juve al settimo posto e sconfitta nello spareggio per approdare in Coppa Uefa, appannaggio dell'Udinese.
Thierry Henry si congederà con 19 presenze e 3 gol a referto, per poi, a distanza di anni, svelare i retroscena di un rapporto mai decollato con l'allora dirigente della Juve, Luciano Moggi.
Quel calciatore "interessante", come affermato da un lungimirante Di Livio, nel proseguo della sua carriera, vinse Premier League, coppe e titoli tra le fila dell'Arsenal, diventandone un bomber famelico e inarrestabile, con 228 gol a referto.
Infine, con il Barcellona, si tolse anche lo sfizio di far sua una Champions League.
Ed insomma, dalla doppietta alla Lazio, dal rapporto discusso con Moggi e dalle scelte discutibili di Ancelotti, di strada ne fece quel giovane francese, scattante, imprendibile, dall'elevato tasso tecnico, ma di cui, in Italia, nessuno si accorse.
Una meteora.
Una meteora avvistata in un freddo inverno torinese.
Racconti di un mercato di gennaio. A volte travolgente, a volte condizionato da "bidoni", ed altre volte da campioni incompresi.
Lorenzo Cristallo