“LA VIGILIA”

La vigilia è la vigilia.
Vigilia come preludio dell'evento da cerchiare in rosso.
Evento da onorare e festeggiare.
Come la vigilia di Natale. Natale a casa Cupiello del Sommo Maestro, Eduardo De Filippo.
La preparazione del presepe per ottemperare a tutti i crismi.
Come la preparazione per la festa scudetto.
Napoli vestita a festa.
Con calore, passione e amore.
Sentimento e senso di appartenenza in quegli striscioni esposti per la città.
Murales, bandiere, l'azzurro che sovrasta le teste dei turisti e dei napoletani.
Una Napoli raggiante.
Tricolori proiettati sulla spiaggia di Posillipo.
Il passato e il presente che si prendono per mano.
Ora sì, senza bisogno della scaramanzia, della cabala.
Nessuna retorica, nessuna voglia di parlare di "riscatto sociale " o di "rivalsa", quasi a smarrire i sorrisi dietro un senso di risentimento.
Meglio parlare di giubilo.
Giubilo per una cavalcata sontuosa.
Giubilo per una squadra che abbia nel collettivo, e nel gioco proposto, la forza.
Giubilo per Osimhen, per Kvaratskhelia, per Di Lorenzo.
Giubilo per Spalletti. Allenatore che per alcuni fosse considerato incapace di vincere campionati, in Italia.
Giubilo per Cristiano Giuntoli e il suo entourage.
Salutare Insigne, Mertens, Koulibaly, Fabian Ruiz e Ospina, per poi cucirsi il tricolore sul petto, attraverso Kim e Kvara, semisconosciuti nella torrida estate del 2022, era impresa folle ma visionaria.
Giubilo, infine, per il Presidente, Aurelio De Laurentiis.
Spesso sopra le righe, ma mai, come in questa stagione, silenzioso.
Qualche tweet, qualche rara bordata nei confronti della Juve, ma si fatichi a ricordare titoloni nei suoi riguardi.
Ed allora, è da qui che scorre via questo sabato di vigilia.
Sabato di attesa, come nelle famiglie in cui si rincorrano gli ultimi acquisti al fine di preparare, con massima dovizia, il ricevimento da offrire agli invitati.
In questo caso, lo spettacolo da offrire all'Italia intera.
Paese che osserverà Napoli, se la Lazio non dovesse battere l'Inter e gli azzurri, per l'appunto, superare la Salernitana.
30 aprile 2023: domenica del terzo scudetto partenopeo.
A 33 anni, quasi esatti, dall'ultima volta.
Abbracciando il passato, ma tenendosi stretto il presente.
Il presente caratterizzato da cori, caroselli d'auto e dal tripudio pronto a prendere forma all'interno del Maradona.
Perché la festa sarà diretta da lui.
Dall'entità al di sopra di tutto e di tutti.
Diego Armando Maradona, il papà degli Osimhen, dei Kvaratskhelia, dei Di Lorenzo, calciatori con un sogno nel cuore, di una Napoli tornata campione.
Lorenzo Cristallo