“L’UNIONE E’ LA FORZA”

03.12.2022

Tra una fetta di panettone, una cioccolata calda e le luci natalizie che iniziano a far capolino nelle nostre case, scorre, di giorno in giorno, il Mondiale in Qatar.

Un Mondiale in cui siano le stelle a far parlare di sé.

Messi, Cristiano Ronaldo, l'attesa nel rivedere in campo Neymar, Mbappé, icone di quel calcio milionario, contraddistinto da titoli, coppe, premi e palloni d'oro.

Lo splendore della creme del calcio internazionale.

Poi, però, nello scandire i giorni che ci distanziano dal Natale, ci accorgiamo di un aspetto molto spesso sottovalutato, come nella vita di tutti i giorni, così nello sport.

L'importanza e l'imprescindibilità del gruppo.

La coesione e l'unione d'intenti come valori fondante.

Principi spesso scalzati dalla smanie di primeggiare, di sentirsi, a tutti i costi, primi della classe.

L'"io" anteposto a tutto il resto.

Il "noi" svilito e ghettizzato come rifugio di coloro che non riescano a luccicare di luce propria.

Niente di più sbagliato, se solo volessimo volgere lo sguardo in Qatar, ed ammirare le imprese, epiche e sportive, di Nazionali come il Giappone, la Corea del Sud, il Marocco, oppure l'Australia.

Formazioni su cui nessuno avrebbe scommesso, ed invece lì, agli ottavi di finale, fra le migliori 16 al mondo.

Ognuna con il proprio percorso, ognuna con la propria cultura sportiva, ognuna con il proprio approccio.

I nipponici hanno tramortito formazioni blasonate come Germania e Spagna.

Due vittorie conquistate, ed entrambe ottenute in rimonta.

Teutonici in volo verso Berlino, i figli di Holly e Benji, catechizzati dal carismatico c.t. Moriyasu, che contano i giorni che precedono il duello, da dentro o fuori, al cospetto dei vice-campioni del mondo della Croazia.

Miracolo Corea del Sud.

Squadra che non va oltre lo 0-0 con l'Uruguay, che poi perde con il Ghana, ed infine infilza il quotato Portogallo di CR7, grazie ad una magia di Son, capace di intravedere pertugi laddove altri vedano muri.

Il Marocco.

Nordafricani primi nel proprio raggruppamento.

Maghrebini che stendono il Belgio e lo rispediscono a Bruxelles, in un contesto da resa dei conti.

Ziyech e compagni attendono di affrontare la Spagna. In pochi continuano a puntare su di loro, ed invece.

E poi l'Australia.

Da semplici Socceroos a rivali dell'Argentina, stasera.

Oceanici che hanno eliminato la Danimarca ed ora si giocano il pass per i quarti di finale.

Impresa titanica, ardua, diciamolo pure: impossibile. Eppure.

I canguri, scevri da timori reverenziali, così come Giappone, Corea del Sud e Marocco, hanno dimostrato di possedere nel collettivo, nella corsa e nel carattere, gli ingredienti per urlare in faccia alle big del mondo.

Non so se tutto questo possa bastare, dagli ottavi in avanti, eppure questo criticato Mondiale una lezione ce l'ha impartita, ossia che non sempre vantare e annoverare eccellenze sia sinonimo di successo.

Il collettivo, il "noi", il sacrificarsi gli uni per gli altri, non solo riescano a cancellare gap qualitativi, ma possano spingere laddove nessuno abbia mai osato.

Lorenzo Cristallo 

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