“L’ITALIA DEL DOMANI”

Ora spetterà ai dirigenti quotati, ai club di rango, dar fiducia ai ragazzi di oggi.
Gli azzurri, o azzurrini, capaci di sfiorare la Coppa del Mondo.
I ragazzi dell'Under 20 giunti secondi nel Mondiale in Argentina.
Una sconfitta per 1-0, contro l'Uruguay, in una finale complicata, ostica, in cui non siano riusciti a fornire il meglio di sé, non potrà, mai, cancellare l'ottimo e travolgente percorso.
Il percorso di ragazzi terribili, come Baldanzi, Casadei, Pafundi, Esposito, diretti da un Carmine Nunziata visionario.
La vittoria con il Brasile, Inghilterra e Colombia estromesse, rispettivamente, agli ottavi e ai quarti, gli oramai ex vice-campioni della Corea del Sud, piegati in semifinale, ed infine la Celeste.
Gara scorbutica sul manto erboso, inadeguato, del Diego Armando Maradona di La Plata.
Terreno di gioco usurato dalle 18 gare, lì, disputate, e per nulla consono per ospitare una finale Mondiale.
Tuttavia, questo non vuol essere un alibi.
Alibi non ce ne sono, dinnanzi ad un secondo posto che lanci una scommessa al nostro calcio.
Puntare sul Made in Italia si può, e si deve.
Puntare su questo Made in Italy, infarcito di classe, talento e qualità, come ancora di salvezza per curare gli attuali malanni del nostro calcio.
Per un calcio a vocazione esterofila, sin dalle categorie giovanili.
Ed inoltre, per donare nuova linfa alla Nazionale maggiore di Mancini e all'Under 21 di Nicolato, alla disperata ricerca di oriundi per completare il puzzle.
Ed insomma, dalla lontana Argentina solo ottime notizie.
Notizie su un calcio italiano che poi, in fondo, in fondo, non sia così agonizzante.
Certo, il titolo Mondiale avrebbe reso tutto, maestosamente, travolgente, coinvolgente, entusiasmante.
Ma anche questa medaglia d'argento abbia il suo fascino.
L'Italia Under 20, prima di quest'edizione, mai era riuscita ad issarsi sino alla finale.
Stavolta, invece, tutto sia apparso diverso.
Ragazzi straripanti, ragazzi indomabili.
Scevri da timori reverenziali, hanno messo in ginocchio avversari ben più quotati e blasonati.
Come l'Inghilterra, ad esempio.
Nazionale dei Tre Leoni che può vantare profili che già abbiano inanellato un buon numero di presenze nella suggestiva Premier.
Da noi, invece, solo Baldanzi sia un punto fisso nell'Empoli, compagine di A.
Per il resto prospetti interessanti, qualcuno volato all'estero – leggasi Casadei – e qualcun'altro, seppur poco impiegato nell'Udinese – ossia Pafundi -, rappresenti un'idea fissa per il c.t. Mancini.
Ed allora, è da qui che si dovrà, e potrà, ripartire.
Da questi ragazzi.
Ragazzi d'argento pronti a tramutarsi in oro.
Se la filosofia dei club maggiori muterà.
Se i dirigenti decideranno di guardarsi attorno, piuttosto che spostare il focus su lidi lontani.
Se sul Made in Italy si decida di credere, realmente, e non solo per imbastire slogan strappa applausi.
Lorenzo Cristallo