”L’ARISTOCRATICO DI UN TEMPO BELLO”

Fra 8 giorni saranno 20 anni senza Gianni Agnelli.
L'uomo capace di rappresentare il ritratto di un tempo. Di un tempo lontano dai giorni nostri.
Un tempo ricercato, un tempo aristocratico ma capace di affondare le sue radici nel popolo.
Gianni Agnelli, a volte, ha diviso. Ha diviso l'opinione pubblica, incarnando la figura, l'effige autorevole e dominante della classe dirigente ed economica del Paese.
Ma Gianni Agnelli ha tratteggiato una serie di decenni.
Decenni vincenti nello sport.
La Ferrari, e soprattutto la Juventus.
Amante del bello, esteta del calcio all'avanguardia.
Fantasia al potere, e non solo soldi al potere.
Gianni Agnelli, un nome e cognome, griffe di quella Vecchia Signora per palati fini.
Da Sivori a Platini, da Roberto Baggio ad Alessandro Del Piero, sino a Zidane.
Marchi di fabbrica riconducibili a giocatori dal talento sopraffino e dall'etichetta di campioni.
I nomignoli a loro attribuiti.
Quell' "aspettando Godot", affermato da chi si nutriva di colpi di classe e maestria.
Attento alle questioni bianconere, l'Avvocato era noto per quelle telefonate all'alba ai suoi calciatori.
Chiedere loro come stessero, sincerarsi delle loro condizioni in vista delle gare da affrontare.
Racconti di un calcio popolare, per nulla smascherato sui social, ma caratterizzato da gesti e comportamenti smarritisi nel vecchio millennio.
Gianni Agnelli manca, molto, al mondo del calcio e alla Juventus.
La situazione attuale, le vicende giudiziarie extracampo, i risultati che stentino a decollare, chissà quale "massima" o aforisma avrebbe coniato il geniale Avvocato.
Uno capace di gettarsi a capofitto nei suoi interessi.
Un imprenditore visionario, in grado di tracciare sentieri inesplorati.
Un pioniere della comunicazione, uno che non perdeva mai occasione per ribadire il valore culturale e nobile di quell'aristocrazia non solo economica, ma portatrice di valori eleganti e oggi, sempre più, in disuso.
Se fosse fra i protagonisti dell'attualità, di sicuro l'Avvocato non avrebbe espresso le sue sottili e ricercate opinioni attraverso le piattaforme social, molto spesso bivacchi di uomini qualunque e pressappochisti.
L'Avvocato Agnelli si distingueva e trasmetteva la sua aura vincente laddove fosse predominante la sua presenza.
La Fiat, per l'appunto, e la Juventus.
Marchi di quell'Italia che riusciva ad espandere i propri risultati in ogni angolo dello stivale.
Probabilmente l'Italia calcistica, e non, avrebbe bisogno di personaggi come Gianni Agnelli.
Di un Presidente capace di parlare di sport, senza tralasciare il costume e la società.
Un aristocratico attento ai mutamenti, abile nel rispondere alle esigenze del popolo.
Un gradino più su, alimentando, però, i sogni e le speranze di chi non appartenesse al suo medesimo blasone sociale.
Ciò che la Juve è stata e sarà, lo deve all'Avvocato.
Espressione maestosa e coinvolgente di un calcio che sorvolava sui sospetti e sulle polemiche, ma che mirava al massimo risultato passando attraverso la bellezza dell'estro.
Raffigurazione pittorica di una Juve che si sarebbe imbarazzata nell'osservarsi, tre sere fa, soccombere inerme, sotto i colpi di un Napoli verace.
Lorenzo Cristallo