“L’AMORE E’…”

E' quasi una disamina psicologica, un trattato su come non sia semplice accostare la parola amore all'atteggiamento del tifoso.
Del tifoso e appassionato di calcio.
Di colui che vive e assorbe gli umori di uno sport importante.
Popolare.
Sicuramente argomento più importante fra i meno importanti - sentenziò Arrigo Sacchi - ma di certo fenomeno di massa, specchio della nostra società, e di conseguenza del nostro Paese.
Nel giorno in cui si celebra San Valentino, nell'accezione ampia del termine "amore", come spiegare questo nobile ed elevato sentimento se accostato al calcio?.
L'amore si manifesta nella levataccia di prima mattina per affrontare una trasferta.
L'amore si manifesta nel non perdersi neanche una partita della propria squadra del cuore.
A casa o sul treno, oppure in auto, davanti alla tv o davanti un dispositivo tecnologico, purché si possano sostenere i propri colori.
Di fretta, a ritorno dall'ufficio, oppure durante un matrimonio, l'appuntamento con la partita è sacro.
Così come è sacro il tifo allo stadio.
La sciarpa, la bandiera, i luoghi di culto e di ritrovo.
La chiacchierata, il rituale, l'abbraccio con i tifosi della domenica.
Volti e sguardi che si incrociano nel giorno più importante della settimana.
Nel giorno in cui sentirsi, spinta propulsiva per i propri idoli.
L'amore per il calcio è lacrime, a margine di una sconfitta.
L'amore per il calcio è il sorriso, dopo una vittoria.
Il sano sfottò, la presa per i fondelli, il sarcasmo, l'ironia e ancor di più, l'autoironia.
Tratti distintivi di un amore che rotola sul rettangolo verde.
Il poster del campione del cuore.
La maglia autografata.
Comportamenti, apparentemente, morbosi e sincopati, per uno sport capace di tirar fuori il bambino dentro di noi.
Nessun riferimento alla letteratura poetica, ma l'atteggiamento naturale, spontaneo, genuino, dell'italiano cresciuto a pane e calcio.
Il pallone visto in tv, ascoltato alla radio, letto e discusso.
Un amore travolgente, ampio, spesso invadente.
Un amore che non conosce sesso.
Un amore che non distingue genere.
Un amore.
Con i suoi alti e bassi.
Un amore indimenticabile, e spesso un amore deluso.
Come l'amore, vissuto e interpretato da tutti noi.
Figli di un Paese abile nel dividersi, avvezzo nel contrastare e nel contraddire, ma che, spesso, di fronte al Dio Eupalla, assume una posizione, indossa gli abiti di festa, e celebra il suo amore.
Lo stesso amore che non distingue stagioni.
L'amore di noi bambini, divenuti adulti, con quel pallone sempre nel cuore.
Lorenzo Cristallo