“ITALIA A MANO ARMATA”

Un inizio di 2023 con tutte le sfaccettature oscure del mondo ultras.
Un mondo che rappresenta la cartina da tornasole degli animi esasperati, della violenza fisica e verbale, di antichi rigurgiti fascisti, deflagrati, di qua e di là, nell'intero stivale.
Dagli ululati razzisti al Via del Mare di Lecce, che hanno prodotto la chiusura della Curva Nord occupata dai tifosi della Lazio, in occasione del match contro l'Empoli, all'agguato di ieri pomeriggio, intorno alle ore 13, fra gruppi di ultras del Napoli e ultras della Roma.
Il fatto di cronaca nera è avvenuto presso l'autogrill di Badia al Pino. Badia al Pino che riconduce la memoria a quel maledetto 11 novembre 2007, quando Gabriele Sandri venne assassinato dall'allora carabiniere, Spaccarotelle.
Fu lì che avvenne un episodio che tuttora resti increscioso ed inspiegabile.
Ieri, invece, molto probabilmente, a seguito di un appuntamento datosi sul web, la frangia più violenta del tifo partenopeo, in viaggio verso Genova, abbia atteso, nel piazzale di quell'autogrill, l'arrivo di alcuni van occupati da più di un centinaio di ultras giallorossi diretti a Milano.
Scontri per oltre 20 minuti, traffico bloccato ed un sostenitore della Roma ferito, non in maniera grave, ad una gamba.
Attraverso le telecamere di sorveglianza, la Procura di Arezzo ha rintracciato gli ultras napoletani, presenti nel piazzale di sosta di Badia al Pino, mentre, tuttora, si brancoli nel buio per quanto concerne la frangia violenta romanista, protagonista negli scontri.
Scontri che hanno prodotto un blocco del traffico e lunghi chilometri di coda.
Torna la violenza, quindi.
Violenza imperante, maleducata, raccapricciante, tra l'altro in una domenica particolare.
Quella del ricordo.
Del ricordo nei confronti di campioni di umanità che avrebbero stigmatizzato quanto avvenuto in quell'autogrill, ovvero Gianluca Vialli e Sinisa Mihajlovic.
Mazze da lanciare verso altri uomini, pugni, bottiglie di vetro rotte e tanto marciume nel primo pomeriggio di una domenica di inizio gennaio.
Senza tralasciare, come detto, gli ululati razzisti e tutto quel corollario che emana cattivi odori di xenofobia e razzismo.
Ecco il conto che il calcio, e più in generale, la nostra società, si trovino a pagare al cospetto del mondo ultras.
Quella violenza gratuita e alimentata con la giustificazione di seguire la squadra del proprio cuore.
Calcio utilizzato come scudo per dare sfoggio agli atti più orribili e deprecabili di cui una persona possa macchiarsi.
Urgono provvedimenti severi.
Urge una chiara e netta presa di posizione da parte del Governo.
Reale caccia al colpevole e sanzioni pesanti.
Sanzioni amministrative o penali, ma sanzioni che impediscano a determinati energumeni di girare per l'Italia, propagando odio, terrore e violenza.
Quanto accaduto a Badia al Pino è un salto all'indietro nella memoria.
La certezza che dal 2007 nulla sia cambiato.
Una spirale di odio e brutalità che continui a muoversi, a volte sottotraccia, altre volte in maniera chiara e palese.
Con la scusa del calcio. Attraverso atti che nulla abbiano a che vedere con la sana rivalità fra tifoserie.
Napoli e Roma, una volta gemellate, oggi vivono di dissidi, specialmente fra le frange più estreme, che riconducano alla tragica morte di Ciro Esposito, avvenuta nel maggio del 2014.
Un appiglio su cui costruire un castello caratterizzato da atti vandalici e guerriglia urbana.
Lo specchio del nostro Paese non è confortante.
Sacche di violenza e di razzismo che si mescolino, fornendo il volto di un'Italia rabbiosa e retrograda.
Estirpare questa cultura è improrogabile.
Fare in modo che le Istituzioni della politica e dello sport, intervengano in maniera efficace e capillare, al fine di interrompere una spirale apparentemente infinita, un imperativo.
Lorenzo Cristallo