“IL SILENZIO PER TROPPO SILENZIO”

18.04.2023

Perché regna silenzio.

Nelle vite di molti di noi prevale il silenzio.

La facilità con cui si adori spiare, invidiare, non equivalga alla voglia con cui poter porgere la mano o rivolgere una parola, sincera.

Gesti che appartengono ad una realtà tramontata.

Indifferenza mascherata da elogi, come nel caso di Julia Ituma, per via delle sue gesta sportive.

Di lei, da qualche giorno, crediamo di saper tutto.

Sappiamo che fosse una diciottenne, un'ottima pallavolista, ragazza perbene e capace di trasmettere tanta positività – come raccontano gli allenatori e le compagne che si siano succedute nel corso della sua carriera -. Poi sappiamo che militasse nell'Igor Gorgonzola Novara e che giovedì scorso fosse a Istanbul, per disputare una gara di Champions League di Volley Femminile.

Poi tocchiamo con mano il buio. Oppure proviamo, miseramente, a dare delle risposte a quel buio.

Il suo passo lento, ma continuo, lungo il corridoio di quell'hotel, Julia che si siede a terra, spalle al muro e gambe portate sul petto, ed infine null'altro d'aggiungere.

Null'altro da aggiungere su una vita che, stamane, abbia ricevuto l'ultimo saluto presso la Chiesa di San Filippo Neri, quartiere Bovisa, a Milano.

Lì, dove, Julia mosse i primi passi da pallavolista.

Lì, dove, si fece amare ed apprezzare da tutti, per il suo altruismo e la sua generosità.

Il suo carattere mite, la sua timidezza, ma la capacità di saper dare tutta sé stessa quando l'empatia assumeva il sopravvento.

Però non è bastato.

Nell'epoca odierna, tanto silenzio sulle vite di molti.

Vite che scorrono, ragazzi che camminano, alcuni incerti, privi di un sentiero.

Strade bloccate, sogni interrotti sul nascere.

L'incapacità delle famiglie di sostenere, le comunità distanti, le Istituzioni non in grado di donare risposte.

Vite interrotte, quindi.

Vite lanciate nel vuoto.

Quest'oggi, all'ultimo saluto in memoria di Julia, era presente il Ministro per lo Sport, Andrea Abodi, le sue compagne di squadra, e lo Stato maggiore del Volley italiano.

E poi tanta gente comune.

Tifosi, amici, sostenitori.

Persone che, oggi, si domandino se avessero potuto fare di più.

Se avessero potuto interpretare gli sguardi, i silenzi, il distacco, di Julia su determinate situazioni.

Oggi Julia, e domani, o nei prossimi giorni, il turno di un' altra ragazza o di un alto ragazzo, che pone fine al silenzio su di sé in maniera drammatica.

Occorrano delle risposte.

Occorra che la società cambi volto.

Occorra che i rapporti umani ridiventino profondi, seri, accurati.

Occorra che le relazioni abbiano un valore molto più efficace di un click, di un like, di un'emoticon scambiato su Whatsapp.

Occorra che si ritorni a parlare, guardandosi negli occhi.

Leggendo gli occhi, con sensibilità.

Gli occhi che, probabilmente, nessuno abbia letto, in profondità, a Julia.

Prima di Istanbul.

Prima di quella notte.

Prima che quest'oggi, i rimpianti e il rammarico abbiano fatto compagnia alle lacrime.

Lorenzo Cristallo

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