“IL BRANCO”

Non è, purtroppo, la prima volta
che accade, eppure stavolta assume l'immagine del branco.
Il branco che nasconde volti, pensieri, aggressività e fragilità di uomini che, mimetizzandosi nel contesto collettivo, inveiscano verso una singola persona.
Roma-Sampdoria, stadio Olimpico, domenica 2 aprile 2023.
Murillo, difensore blucerchiato, espulso dall'arbitro Irrati, Dejan Stankovic, allenatore del Doria, serbo, nato a Belgrado, protesta nei confronti del direttore di gara.
A quel punto, dalla Curva Sud giallorossa si innalza, al cielo, un coro rivolto all'ex calciatore, tra le altre, della Lazio: "Sei uno zingaro!".
Ripetuto una, due, cinque, dieci, venti volte.
José Mourinho prende le difese del suo ex pupillo nell'Inter del Triplete, sollevando una mano come a voler far tacere gli ultras della Roma.
Dejan Stankovic, fa ancor di più: si porge la mano sul cuore e ringrazia, come a voler rivendicare, con orgoglio, il suo essere serbo, glissando sul sentirsi offeso se etichettato "zingaro", nella sua accezione più dispregiativa.
Poi la partita si concluderà con la Lupa vittoriosa per 3-0, con una Samp in caduta libera e con le dichiarazioni a fine gara, del tecnico doriano, a sottolineare la fierezza delle sue origini, non prestando il fianco al branco.
Perché al culmine di quest'ennesimo ritratto nero, di una domenica di ordinaria follia, sia questo ciò che emerga, ovvero il branco, una moltitudine di volti nascosti, che inveiscono e offendono, senza ritegno, una singola persona, in questa circostanza un allenatore serbo, di nome Dejan Stankovic.
Lo stadio, la curva, scambiati come discariche.
Discariche da inondare di razzismo, di odio, di epiteti nei confronti del malcapitato di turno.
Istantanea violenta, rude, incivile, nel contesto di una partita di calcio.
Lo squadrismo messo in riga, a tinte giallorosse, che si rivolge, a muso duro, nei riguardi una persona.
Una sola persona, lì, a bordocampo, intento ad impartire dettami alla sua squadra.
Tristezza, malinconia ed ennesima dose di sdegno, in un Paese che, gradualmente, perdi la bussola.
Rigurgiti fascisti, xenofobi, rigurgiti estremisti.
Odio razziale e muscoli in bella vista, intenti a denigrare e a ferire.
Ma stavolta, forse, il tentativo sia fallito.
Fallito di fronte alla reazione di impeto di Stankovic.
Mano sul cuore e ringraziamento di circostanza.
L'orgoglio e la fierezza di un uomo, di un ex calciatore, di un allenatore, nato a Belgrado, attuale Capitale della Serbia, l'11 settembre 1978.
Lorenzo Cristallo