“FRATELLO ANDREA”

22.04.2023

Ci sono giorni che si avvicinino, e con essi rispolverino angoli della memoria.

Angoli sempre lì, ben presenti, nella testa di tutti coloro che ricordino quegli anni, quelle situazioni, un ragazzo.

Quel ragazzo di nome Andrea Fortunato, che all'età di 23 anni ci ha lasciati.

Andrea Fortunato.

Una carriera breve ma intensa.

Como, Pisa, Genoa e soprattutto Juventus.

L'arrivo in bianconero nell'estate del 1993. Una stagione sotto gli ordini di Giovanni Trapattoni.

Una stagione iniziata nel migliore dei modi per il terzino di Salerno.

Un gol all'Olimpico, contro la Lazio, una presenza in Nazionale azzurra, nel mese di settembre del '93, poi la primavera.

La primavera del 1994.

Le performance che iniziano a mostrare un lato decadente.

Andrea Fortunato smarrisce smalto, propulsione offensiva, grinta.

Più di qualche tifoso lo critica.

L'1 maggio cala il sipario su quella stagione. La Vecchia Signora giunge seconda alle spalle del Milan.

Quella domenica la morte di Ayrton Senna sconvolse l'intero panorama mondiale, mentre la nostra Nazionale azzurra si preparava per affrontare la spedizione continentale negli States.

Il 20 maggio 1994, in una data, in un giorno, apparentemente come tutti gli altri, i calciatori in forza alla Juve, non convocati dall'allora c.t. Arrigo Sacchi, disputarono uno degli ultimi test amichevoli contro il Tortona, prima del rompete le righe.

Andrea Fortunato esce dopo appena 45 minuti, dichiarando di sentirsi stremato, stanco, eccessivamente affaticato.

Il dottor Riccardo Agricola, dunque, medico della Juventus, lo accompagna all'Ospedale Le Molinette di Torino per degli esami specifici, approfonditi, e la diagnosi è di quelle terribili: leucemia linfoide acuta.

La notizia sconvolge non solo il mondo bianconero ma tutto lo sport italiano.

Seguiranno mesi difficili, mesi di riprese, cadute, di speranze ed illusioni.

Sino a giungere a domenica 23 aprile 1995.

La Juventus, allenata da Marcello Lippi, cade in casa contro il Padova. In quella domenica piovosa torinese, fu l'olandese Kreek a decidere la partita.

Eppure, tutto attorno, si cominciava a diffondere la notizia di un peggioramento delle condizioni di salute di Andrea Fortunato che, nel corso dei mesi precedenti, era costantemente al centro dei pensieri dei suoi compagni e dell'intera società.

Il 25, due giorni dopo quella partita, la sua scomparsa.

Il resto è storia che abbiamo, ancora, davanti agli occhi, nonostante siano trascorsi 28 anni.

La Cattedrale di Salerno gremita di gente.

Familiari, amici, conoscenti, tifosi, rappresentanti della Juventus, della Salernitana e delle altre squadre in cui Andrea abbia militato.

Una storia interrotta troppo presto.

Un dolore lacerante, che tuttora viene ricordato con commozione ed occhi lucidi.

Salernitana-Juventus, all'Arechi, non sarà mai una partita come le altre.

Il numero 3 esposto, con entrambe le maglie. La maglia della sua città e la maglia del grande club che lo ingaggiò nell'estate del 1993.

Oggi in suo nome, siano sorti club di tifosi, scuole calcio. Tutto questo per non cancellare, per non dimenticare, per rendere onore ad un giocatore che avrebbe potuto lasciare un'impronta importante nel nostro calcio.

Eppure, a pochi giorni dal ventottesimo anno dalla sua dipartita, una frase riecheggia nella mia mente, una frase pronunciata da un Capitano, da un calciatore, da un uomo che da gennaio abbia raggiunto Andrea nella squadra del Paradiso.

Quel Paradiso Football Club composto da atleti leggendari.

Gianluca Vialli, che con voce rotta dalla commozione e dal cuore palpitante, disse:"…speriamo che in Paradiso ci sia una squadra di calcio, così che tu possa continuare a correre dietro a un pallone. Onore a te, fratello Andrea Fortunato".

Lorenzo Cristallo

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