“EUROPA EXIT”

Al di là di quanto accaduto ieri. Al di là di un'eliminazione prevista.
Al di là dello scarso appeal della Conference sui biancocelesti, urga, tuttavia, una riflessione.
Emisfero Lazio.
Lazio terza in campionato, a -1 dall'Inter seconda. Lazio con la seconda miglior difesa del torneo con appena 19 reti subite dopo 26 giornate. Lazio dai 15 clean sheet, di cui 9 ottenuti in trasferta.
E poi abbiamo la Lazio di coppa. Coppa Italia o competizioni europea che sia.
In Coppa Italia, biancocelesti fuori ai quarti ad opera della Juve, dopo aver battuto, agli ottavi, di misura, il Bologna, in un Olimpico semideserto.
Lazio, in Europa League, terza nel proprio girone, alle spalle di Feyenoord e Midtijlland, non di certo la créme de la créme del calcio continentale, vantando – se così si possa dire – lo score di 9 reti realizzate e 11 subite.
La retrocessione in Conference, ed allora un timido 1-0 al Cluj, per poi imporre il pari a reti bianche in Transilvania.
Con l'AZ Alkmaar, invece, sia emersa tutta la voglia di uscire fuori dall'Europa.
1-2 all'Olimpico – anche in quel caso appena 20.000 spettatori presenti – e 2-1, ieri, all'AFAS Stadion, con gli aquilotti in vantaggio con Felipe Anderson, per poi farsi riacciuffare e sorpassare dalle reti di Karlsson e Pavlidis.
In vista del derby, e tenendo conto dell'assenza di Immobile al centro dell'attacco, Sarri abbia fatto ricorso ad una discreta dose di turnover, affidandosi, infine, agli ingressi in campo, in contemporanea, di Pedro, Luis Alberto e Casale, per tentare una disperata "remuntada".
Ed invece, al termine del match, lo stesso tecnico toscano abbia ribadito, con la sua inconfondibile aria naif e schietta, che la rosa a disposizione non possa permettersi il lusso di competere su più fronti.
Rosa corta e non attrezzata per sostenere gare impegnative, nel bel mezzo della settimana.
Stoccata alla società - in sede di mercato -, e più in generale al calcio italiano, quando sostiene che i ragazzi delle giovanili dell'AZ Alkmaar siano in grado di sfidare i pari età del Real Madrid, mentre dalle nostre parti, gli stessi giovani militino nei modesti tornei riservati alle compagini appartenenti alla Primavera 2.
Ed insomma, tematiche molto più ampie e complicate da poter essere risolte in una serata.
Tuttavia dalla Lazio era lecito attendersi di più.
Procedere in avanti in una Conference League che abbia perso per strada una fra le squadre più temibili, ossia il Villarreal, non sarebbe stata un'impresa utopica.
Evidentemente, però, il fascino della terza competizione europea per club non abbia catturato le attenzioni né del tecnico e né dei suoi calciatori, i quali mirino al campionato e ad un piazzamento per la prossima edizione della Champions League.
Da ora sino a giugno, un appuntamento a settimana per i capitolini, 12 partite da non fallire, a partire dal derby di domenica pomeriggio.
Nella stracittadina dovrà riemergere quella Lazio smarritasi nei Paesi Bassi.
Lazio capace di passare in vantaggio con Felipe Anderson, per poi, gradualmente, sfaldarsi, perdendo energie fisiche e nervose al fine di mettere alle corde l'AZ.
Per l'ennesima volta, biancocelesti fuori dall'Europa, come se nella testa dei calciatori regnasse il pensiero dominante di un Gianluigi Paragone qualsiasi.
Lorenzo Cristallo