“EPURATO DI SUCCESSO”

Epurato.
Difficile accostare questo termine ad un commissario tecnico di successo.
Eppure andrebbe riannodato il filo all'indietro, e tornare nel 2007. La Juve che vince ad Arezzo e conquista, aritmeticamente, la promozione in serie A.
La Juve dalle trasferte a Frosinone, a Pescara, dalle trasferte in quella Crotone da dove assistere alla partita dalle finestre dell'ospedale sito accanto allo Scida.
La Juve di Bojinov, Palladino e di qualche campione del mondo.
Non di certo la situazione migliore per un allenatore.
Una vecchia gloria chiamata a tirar fuori dalle sabbie mobili quella che fu la sua squadra da calciatore, nel periodo più delicato - sin qui - della storia recente, ossia nel post-Calciopoli.
Vince la Juventus ad Arezzo, ma Didier comprende che la dirigenza non punti su di lui in vista della stagione successiva.
Dissidi e progetti non condivisi. Deschamps si dimette e nelle ultime tre giornate la squadra bianconera viene affidata a Giancarlo Corradini.
Da lì, una Ligue 1 vinta con l'Olympique Marsiglia e poi l'incarico da c.t. della Francia.
Troppo banale etichettare la sua guida tecnica al timone dei Bleus, affermando che abbia tra le mani una Nazionale di campioni, una Nazionale infarcita di talenti, una Nazionale ricca di soluzioni e di qualità.
Andate a dirlo a Tite oppure a Fernando Santos, i quali, nonostante i vari Neymar, Vinicius, oppure Ronaldo e Joao Felix, abbiano, già, da qualche giorno, abbandonato il Qatar.
Deschamps invece è ancora lì.
A 90 minuti, o forse più, da un sogno misto ad ambizione: tentare di replicare quanto fatto in passato solo dall'Italia e dal Brasile, vale a dire conquistare per due edizioni di fila il titolo di campione del mondo.
Con Deschamps, i galletti hanno alzato al cielo una coppa del mondo, nel 2018, ed una Nations League, nel 2021.
Oltre a ciò una finale, nell'Europeo del 2016, persa, in casa, di misura, contro il Portogallo.
Tuttavia, durante la sua gestione sono esplosi i vari Mbappé, Kanté, seppur abbia avuto svariate "grane" da risolvere, a partire dal caso Benzema, molto spesso corpo estraneo in Nazionale, e mal considerato dallo stesso c.t.
In questo Mondiale, la blasonata Francia stia facendo a meno proprio del fresco Pallone d'Oro, oltre che di Maignan, Kanté, Pogba, calciatori illustri, in grado di spostare l'ago della bilancia dalla propria parte.
Nonostante ciò, Deschamps stia traendo il massimo da interpreti ben noti nella nostra serie A, quali l'eterno Giroud - cannoniere da record in maglia Bleus - e Rabiot.
Senza parlare poi della new generation capitanata da Tchouameni, a segno, nel quarto di finale, contro l'Inghilterra.
Da parte del c.t transalpino, tanto acume e riconosciuta abilità nel gestire un collettivo in cui possa esserci il rischio che fra prime donne, ognuno voglia prevalere sull'altro.
Ed invece i veterani Griezmann, Lloris, rappresentino i personaggi affidabili su cui costruire gli attuali successi.
Quelli di una Francia che mercoledì affronterà il Marocco, coltivando il desiderio di approdare in finale, per poi vincerla.
Per riscrivere la storia, per insignire Deschamps fra i migliori allenatori al mondo.
Il suo futuro, poi, è tutto da valutare.
L'ombra di Zidane - suo ex compagno di mille battaglie nella Juventus e nei Bleus - aleggia sulla sua testa.
Tuttavia Didier Deschamps, continua, imperterrito, il suo lavoro da primo della classe.
Transalpini fra le prime 4 Nazionali al mondo, a 180 minuti - forse - dal sollevare la coppa più ambita.
Dalle dimissioni dopo Arezzo, alla sfida di dopodomani contro il Marocco.
Quanta strada percorsa, quanti trionfi, quanta personalità, per un c.t. capace di rendere semplice un compito complesso, in un contesto in cui le pressioni siano difficili da arginare con compostezza.
Per molti, forse per tutti, ma non per Monsieur Didier.
Lorenzo Cristallo