“DIVIETO DI FINALE”

Da una parte l'esaltazione massima di Leo Messi.
C'è tanto di lui, anzi, tutto di lui, nell'approdo in finale dell'Argentina.
Ieri sera, un gol, un assist da cineteca, leadership carismatica. E poi fantasia, estro, talento inarrivabile e quel sogno chiamato coppa del mondo.
Ultimo traguardo da raggiungere in una carriera dai bagliori luccicanti e numeri impressionanti.
Poi, però, c'è l'altra faccia della medaglia.
O forse sarebbe meglio dire, l'altra faccia della partita.
Quella spenta, afflitta, irriconoscibile, della Croazia.
L'istantanea è tutta nella sostituzione della stella Luka Modric, all'81', specchio fedele di una serata da derubricare in fretta.
Sin qui, la compagine allenata da Zlatko Dalic non aveva impressionato in quanto a gioco scintillante, ma era riuscita, attraverso la propria personalità ed un'organizzazione infallibile, a fiaccare le proprie rivali.
0-0 contro il Marocco semifinalista, un successo roboante, per 4-1, con il Canada, un altro pari a reti bianche con il Belgio.
A seguire l'1-1 con il volenteroso Giappone. Match che si protrae ai tempi supplementari ed infine è Livakovic a sbarrare la strada a Yoshida e compagni.
Successivamente l'1-1 con l'ex favorita, Brasile. Alla rete di Neymar risponde, agli sgoccioli del secondo tempo supplementare, il carneade, Bruno Petkovic.
Dal dischetto, infine, croati infallibili, mentre una parata di Livakovic su Rodrygo e il legno centrato da Marquinhos, infrangono i sogni di gloria dei Pentacampeao.
Ieri, tutti che si attendevano una gara sorretta sul filo dell'equilibrio.
Sì, in effetti l'equilibrio c'è stato, ma giusto per mezzora, sino a quando Gvardiol mostra la prima defaillance del suo Mondiale e zac: l'Albiceleste si conquista il calcio di rigore.
Dal dischetto Messi non perdona e dopo 5 minuti, di nuovo Croazia versione svagata, e Julian Alvarez ne approfitta per raddoppiare.
Nella ripresa accademia pura da parte della Seleccion, assist memorabile della Pulce per Alvarez, doppietta dell'attaccante del Manchester City e croati non pervenuti.
Esce dal campo Brozovic, esce dal campo Modric, un paio di conclusioni velleitarie dalle parti dell'inoperoso Martinez, e la semifinale, per l'Argentina, diventa un appuntamento più semplice, rispetto all'ottavo affrontato contro l'Australia.
Fotografia di una Croazia che faccia della solidità difensiva, un vessillo.
Fotografia di una Croazia dal centrocampo sfavillante.
Ma, altresì, fotografia di una Croazia dall'attacco asfittico.
Kramaric, Livaja, Petkovic non hanno nulla a che vedere con i cannonieri del passato, da Suker a Mandzukic.
Ed infine, quando, anche, il reparto difensivo mostri le sue inaspettate falle, ecco che spingersi in finale sia impossibile.
Termina, qui, il sogno di agguantare il secondo atto conclusivo di un Mondiale, da parte della Nazionale biancorossa.
Termina mestamente, a testa bassa, con la consapevolezza di aver sbagliato molto, in una partita decisiva, e di non aver mai messo in apprensione gli uomini di Scaloni.
Sabato pomeriggio, appuntamento con la medaglia di bronzo, per tentare di rimediare ad un cammino a fari spenti, in cui la classe di Modric e la compattezza difensiva abbiano, mascherato, per un paio di settimane, l'inconsistenza offensiva.
Sino a quando, un gigante dal nome Lionel Messi abbia messo a nudo i limiti di una Nazionale spintasi, forse, un po' troppo in là rispetto al reale potenziale.
Lorenzo Cristallo