“CAPORETTO”

02.08.2023

Spedizione in Australia e Nuova Zelanda?. Una Caporetto.

Una Caporetto conclusasi quest'oggi, con il 3-2 incassato ad opera del Sudafrica.

Piange la Nazionale femminile italiana.

Piange e si rammarica.

Flop.

E' questa la parola per descrivere, al meglio, l'avventura in terra oceanica.

Un'avventura iniziata male e terminata peggio.

Iniziata con le velenose polemiche sulla mancata convocazione di Sara Gama e con l'infortunio, tutt'altro che irrilevante, di Martina Rosucci, e poi proseguita con la vittoria, per nulla convincente, con l'Argentina, il pesante ko rifilato dalla Svezia e la sconfitta di stamane.

In tre gare, gli aspetti migliori si siano visti, solo, nei primi 25 minuti del match contro le scandinave, per il resto tanta confusione, un gioco mediocre ed una difesa di burro.

Una difesa in grado di incassare ben 8 gol in tre partite, e quest'oggi apparsa in totale balia delle avversarie.

In attacco, poi, una sterilità conclamata.

Sterilità ben nota anche prima del Mondiale.

E così, dopo un'uscita di scena nella fase a gironi nello scorso Europeo e una bruciante eliminazione, sempre nella fase a girone, in questo Mondiale, il 2019 e la fantastica spedizione in terra transalpina, appaiono come un racconto da epoca remota.

Un'epoca così lontana, tant'e che ora urga un cambiamento, o comunque una serie di cambiamenti, a partire dalla guida tecnica.

Con il ko con il Sudafrica cala il sipario sui sei anni di gestione Bertolini, mentre per quanto concerne il gruppo azzurro, alcune, fra le "senatrici" di spicco, siano al passo d'addio con la Nazionale, mentre le più giovani, messe in vetrina durante questa manifestazione iridata, avranno bisogno di tempo e opportunità per accrescere la propria esperienza.

Per molti aspetti, l'Italia ammirata contro Argentina, Svezia e Sudafrica sia sembrata acerba, ingenua, facilmente vulnerabile e scarsamente pungente.

Insomma, c'è la possibilità di ripartire di gran slancio, cancellando, però, un Mondiale durato troppo poco ma che lascerà in eredità scorie difficili da mandare giù.

Spiace per le aspettative non mantenute.

Spiace per non aver ripetuto quanto di elettrizzante messo in mostra non più tardi di 4 anni fa.

Spiace per una brusca frenata per un intero movimento che, invece, abbia bisogno di salire, costantemente, di gradino.

Tuttavia, per quanto mostrato in queste tre gare, e per la pochezza evidenziata, oltre ad una personalità da lasciar a desiderare, forse, sia giusto così.

Non è questa il tipo di Italia su cui puntare per mirare verso traguardi ambiziosi.

Lorenzo Cristallo

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