“CAPITANO PER SEMPRE”

Ci sono dolori, perdite, lutti, che saranno sempre difficili da metabolizzare.
Momenti in cui manifestare una ferita lacerante, avvenga in maniera composta, intima, seppur nel contesto di uno stadio.
Dell'Allianz Stadium, casa della Juventus, uno dei club in cui, Gianluca Vialli, in carriera, incise maggiormente.
Uno scudetto, dopo 10 anni dall'ultimo ottenuto dalla Vecchia Signora, una Coppa Uefa, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana ma soprattutto una Champions League.
L'ultima coppa dei campioni sollevata al cielo dai calciatori bianconeri, in quel caso trascinati da un leader unico e carismatico, un Capitano, anzi il Capitano: Luca Vialli.
E non è un caso che, ieri pomeriggio, all'interno dello Stadium tutto riportava lì.
All'anno magico del 1996, ai colori della seconda maglia indossata in occasione della finale di Roma.
Il numero 9 e la scritta Vialli ad altezza delle spalle.
Quel calcio che, in Italia, dava il benvenuto a quei nuovi modelli che avrebbero fatto breccia nel merchandising di ogni società.
Cori, striscioni, effigi, bandiere in cui è ritratto il suo volto e poi il silenzio.
Il silenzio e le luci spente.
Accessi, solo, i riflettori in mezzo al campo, con i calciatori di Juve e Udinese ad osservare, in religioso silenzio, il minuto di raccoglimento.
E poi Gianluca Pessotto.
E' lì che i decibel emozionali abbiano toccato vette mai raggiunte prime.
Una lettera scritta con il cuore, parole pronunciate attraverso una voce rotta e tremante dall'emozione.
Le lacrime che vorrebbero uscire dagli occhi, ma Pessotto tiene duro.
Procede sino alla fine, ogni tanto si corregge, prende fiato, il tono è un sali e scendi continuo.
Accettare di tributare l'ultimo saluto al proprio Capitano, non si può.
Pessotto, poi. Un gregario infaticabile in quella Juve campione d'Europa.
Uno al servizio della squadra, uno sempre sull'attenti.
Uno che ha conosciuto il lato oscuro della vita, lottando e affrontando quei fantasmi che in una mattina di giugno del 2006 avevano provato a fargli scaccomatto.
Un antidivo, uno attaccato alla causa bianconera e di conseguenza sempre fedele al suo Capitano.
Al Capitano che condusse i suoi compagni verso il trofeo più ambito.
Il Capitano che fece piangere di gioia i tifosi juventini.
Il Capitano che fece piangere di dolore i Lancieri di Van Gaal.
Stavolta, però, tutti piangiamo per lui.
Per la sua scomparsa, per la perdita di un uomo e un campione dalle doti rare.
In questi giorni si è parlato del suo essere gentile, umile, elegante, perbene, raffinato, saggio e carismatico.
Aggettivi a profusione, ma non è retorica. E' realtà.
La realtà raccontata in quella lettera, snocciolata riga per riga prima che incominciasse una partita di calcio.
Nel buio e nel silenzio.
Nella preghiera e nella commozione.
Una voce tremante ma profonda.
Un ricordo sincero ma straziante.
Pessotto, il gregario con tanta dignità che saluta, a nome di tutti, il Capitano.
La storia che non si dimentica.
La bandiera che mai verrà ammainata.
Lorenzo Cristallo