“BRESCIA, UN POMERIGGIO DI 30 ANNI FA”

28.03.2023

Ci sono date, luoghi, stadi, scolpiti nella memoria collettiva.

Ci sono campioni in erba che iniziano da lì, da un frammento, per poi costruire un castello.

Un castello fatto di leadership, di ovazioni, di coppe, di trionfi.

Un castello caratterizzato da uno scudetto, da un titolo mondiale e da stadi prestigiosi profanati attraverso un suo gol.

Gol capolavoro, marchi d'autore, prodezze che incarnino un numero, il 10.

Prodezze che incarnino un fuoriclasse, Francesco Totti.

Ed è da Brescia che iniziò la sua scalata.

Intuizione di Boskov, suggerimento di Mihajlovic.

Il minuto 88 di Brescia-Roma, per l'appunto, campionato di serie A, stagione 1992/1993.

Un giovanissimo Totti, all'epoca sedicenne, entra in campo, in una domenica soleggiata, bresciana, al posto di Ruggero Rizzitelli.

Un piccolo scampolo di partita, nel contesto di un match vinto dalla Lupa, per 0-2, grazie alle reti di Caniggia e Mihajlovic, per l'appunto.

Totti, maglia numero 14 alle spalle, colleziona i primi minuti di una carriera ad esclusive tinte giallorosso.

In quel pomeriggio gettò le basi, l'imperatore della sponda giallorossa del Tevere.

La Divinità che avrebbe abbracciato, attorno a sé, una comunità intera.

La comunità romanista, lui, figlio di Porta Metronia, che mise in fila 786 presenze complessive, condite da 307 gol.

Come detto, uno scudetto, nel 2001, negli anni ruggenti di inizio millennio, nella Capitale, due supercoppe italiane e due coppe Italia.

Forse non un palmares adeguato alle qualità, alla forza, alla potenza mediatica di questo campione.

Campione che nella Roma figlia della Lupa, resterà tale per sempre.

Campione e Capitano.

D'altronde per la Curva Sud, tuttora ci sia un solo Capitano, e questo è Francesco Totti.

Una lunga storia d'amore, non priva di dissidi e picchi verso il basso.

Un sentiero tortuoso e stellare.

Affascinante e rude.

Un cammino, da calciatore, vissuto in massima serie per ben 25 stagioni.

Sino al 28 maggio 2017, domenica di Roma-Genoa, quando l'Olimpico, fra lacrime e applausi, fra nostalgia e fervida riconoscenza, gli tributò un commosso saluto.

Eppure tutta la sua saga, la saga del Campione, partì in una domenica soleggiata di fine marzo, per la precisione del 28 marzo 1993.

Al Rigamonti, in un Brescia-Roma come tanti, vinto dai capitolini per 0-2.

Caniggia e Mihajlovic che confezionano il successo, mentre l'esperto e lungimirante Vujadin Boskov spediva in campo un ragazzo dai capelli biondi, a caschetto, e dagli occhi azzurri.

Il suo nome era Francesco Totti, figlio di quella Roma verace e passionale, fedele alla Lupa, capace di dare i natali a quel Capitano, leader e Divinità nella metà giallorossa della Città Eterna.

Lorenzo Cristallo 

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